Titolo Proprio: L'albero di Jesse
Autore: Ignoto
Collocazione: c. 8 r.
Classificazione: Bibbia, Teologia, Religioni
IconClass: 73A21
Datazione Certa: 1587
Tecnica: Xilografia
Dimensioni (altezza x base, centimetri): 10,5 x 17
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Questa incisione compare nel secondo tomo del Flos Sanctorum, sette volte relativamente ai seguenti momenti del racconto della vita della Vergine: Immacolata Concezione, Natività, Visitazione, Circoncisione, Presentazione al Tempio, Fuga in Egitto e Assunzione; e un’ottava come frontespizio dell’ulteriore argomento trattato nell’ultima parte del volume “Storia della vita dei Santi e dei Patriarchi”.
La composizione risulta semplice e simmetrica, il patriarca Jesse sdraiato a terra su di un fianco sostiene la propria testa con il braccio e la mano destra. Sembra addormentato, situazione che rimanda ad un sogno profetico concernente la discendenza del dormiente. Alle sue spalle emerge il tronco dell’albero da cui scaturiscono quattro rami, due per lato. Ogni ramo, al posto dei fiori, presenta tre Re che nascono dal proprio sepalo, per un totale di dodici complessivi. Il tronco invece alla sua sommità presenta un ulteriore fiore con all’interno il Cristo tra le braccia della Vergine. Jesse, fu il padre di Davide ed è colui che iniziò la gerarchia reale di Cristo, ampiamente affrontata nei capitoli due e tre del tomo del Villegas, dedicati alla genealogia della Vergine e di San Giuseppe. Jesse, risulta citato nei Vangeli di Matteo e di Luca, come parte integrante della genealogia di Gesù, anello di congiunzione della catena che, partendo da Abramo, arriva fino al Cristo. Per la rappresentazione del patriarca l’incisore si collega all’iconografia classica: Jesse è rappresentato come un vecchio in tunica e mantello che indossa sandali di tipo greco-romano. Le foglie dell’albero sono quelle che in botanica si denominano palminervie, sono cioè foglie con tre o più nervature, disposte come le dita di una mano, mentre non si riscontra somiglianza con alberi realmente esistenti; i fiori - o meglio i sepali - invece, sono quelli dell’agapanto, pianta massicciamente utilizzata a scopo decorativo fin dal medioevo. I dodici re risultano poco caratterizzati: sono solo dodici busti coronati con scettro. Il numero dodici risulta puramente simbolico: è usato anche in altre occasioni con lo stesso scopo (si confrontino per esempio le vetrate della cattedrale di Chartres). La scelta di dodici re per rappresentare la genealogia di Cristo deriva da San Matteo. la Vergine con il bambino risulta assolutamente in linea con la raffigurazione iconografica del soggetto nella storia dell’arte: Maria, ritratta frontalmente, indossa tunica e mantello e sorregge con il braccio destro il bambino nudo, mentre appoggia la mano sinistra sui suoi piedi. In questo caso l'incisione accompagna
il terzo capitolo, in cui l’autore inizia la trattazione citando un brano delle Sacre Scritture: il Terzo Libro dei Re. Salomone, impegnato con i sudditi, vedendo la madre Betsabea andargli incontro nella sala del trono, immediatamente abbandona i suoi impegni, si alza per andarle incontro a braccia aperte, ordinando ai suoi servitori di porre un altro trono alla destra del suo da riservare a sua madre. Anche in questo caso, come nei capitoli precedenti e successivi il Villegas opera la scelta stilistica di iniziare il capitolo descrivendo un passo delle Sacre Scritture che spiega in chiave allegorica. Nel caso specifico, l’autore intende Salomone come raffigurazione del figlio di Dio e Betsabea come quella della Vergine. Afferma inoltre che la collocazione del trono aggiunto alla destra di quello del Re intenda rappresentare la grandezza della Vergine e soprattutto la sua caratteristica essenziale: l’esser nata senza la macchia del peccato originale, esattamente come il Cristo. Dopo la descrizione del passo delle Sacre Scritture, Villegas entra nel vivo dell’argomento da trattare, anticipato nel titolo: l’Immacolata Concezione.
Precedenti iconografici quale possibile fonte di ispirazione per questa incisione potrebbero essere le vetrate medievali, con la peculiarità di essere lette dal basso verso l’alto - come accade per l’incisione in questione - ed una stampa di Antonio Van Leest, basata su un disegno di P. van der Borcht, creata come illustrazione del Missale Romanum del 1574
Bibliografia:
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